domenica, febbraio 05, 2006

Mi sta venendo da piangere

Mi sta venendo da piangere e non c’è niente che possa fare per evitarlo. Alzo le palpebre più in alto che posso e tendo lo sguardo in basso, più in basso che posso, fisso le curve sfocate del mio naso: è cosi che tento sempre di ingurgitare le mie lacrime. Un brivido mi accarezza la tempia destra passando dall’alto in direzione della mandibola e poi giù di corsa verso lo sterno passando da dentro la gola rimbalzando impercettibilmente sul mento. Ma come si produce un’onda del genere in un corpo umano? Impariamo presto a nominare e riconoscere le diverse onde che ci attraversano. Quella di freddo, quella di amore, quella di panico, di stanchezza, orgasmo, sonnolenza, paura, sconcerto, ansia, gioia, …, !!
L’ultima volta che non riuscivo a respirare mi trovavo sotto una doccia molto calda con i vapori della schiuma bianco rosa pesca depositata sul piatto doccia che non riusciva a defluire. Non ho più acquistato un bagno doccia ai fiori di pesca da quella mattina. Per riuscire a respirare ancora mi sono cacciato due dita in gola ancora piene di schiuma per qualche secondo e ho vomitato un’unica lunghissima volta non appena le ho tolte fino a che i polmoni non hanno tirato uno strattone risucchiandosi anche della schiuma procurandomi un iper ventilazione e colpi di tosse secca per cinque o forse sei minuti di continuo. Ho strappato la tenda della doccia scardinando i fischer attaccati al soffito con degli anelli tipo portachiavi e mi ci sono raggomitolato dentro mentre l’acqua continuava ad uscire bollente dal bocchettone di venti centimetri di diametro da ottanta euro e io riprendevo coscienza e lucidità, a poco a poco.
C’è una lunghissima vigna rosa fucsia alle mie spalle, io non l’ho vista, perché ho paura mi dico, ma so che c’è ed è abitata da piccoli insetti scuri con la faccia di mio padre che mi guardano, muovono la bocca emettendo un unico suono cupo. Io cammino nella direzione opposta. Mio padre una volta mi ha preso a calci dopo che si era fatto male con un coltello con cui tentava di scannare un coniglio di non più di sei mesi che non ne voleva sapere di morire. Io gli tenevo le zampe posteriori con la mano destra e le orecchie con la sinistra mentre mio padre gli aveva infilato la punta del coltello nella gola tentando di strappargli la giugulare con un unico gesto secco. Si era tagliato un dito. Secondo me per ammazzare un coniglio quel gesto è fin troppo scenico e mio padre forse voleva solo dimostrarmi qualcosa, forse la sua autorevole fermezza nel proprio rapporto col mondo. Penso che fosse questo il motivo di tutta quell’ira dopo e dei calci e delle bestemmie mentre io tentavo di scappare con un coniglio che scalciava e sanguinava tra le mani.
Ho proprio voglia di farmi quella ragazza. E’ da un bel po’ che le fisso tutte le curve e in particolare i due buchi che le chiudono il tatuaggio tipo tribale da duecento euro minimo che le vedo spuntare dal perizoma rosa fucsia che spunta fuori dal jeans CK. Gli stivali neri a punta, lo smalto rosa mutande sulle unghia finte di marca, i capelli biondi con le meches fucsia, il corpetto rosso con il pizzo rosa, gli strappi sulle ginocchia, le tasche tutte slabbrate, la catenella argento, gli anelli manga, le orecchie piccole con due orecchini a forma di lampadina, il lucidalabbra secco ai lati della bocca. Le fisso a lungo il volto declinandolo a seconda delle smorfie che potrebbe assumere: orgasmo, stitichezza, febbre, calci …

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