domenica, febbraio 19, 2006

perché sono uno scrittore(?)!

perché sono uno scrittore!
Forse scopri che puoi essere uno scrittore quando ti accorgi che la miglior cosa che riesci a fare è scrivere le tue storie. Meglio ancora: l’unica cosa che perlopiù ti va di fare è scrivere le tue storie. Meglio ancora: quando sei in certi momenti l’unica cosa che ti consola è scrivere quello che ti sta accadendo. Lo si potrebbe vedere allora come un sorta di terapia? Si, perché no, ne esistono di meno efficaci o di più dolorose nel panorama delle autoqualcosa terapie. Più di uscire con gli amcici e ubriacarsi, più di correr dietro alle gonnelle, più di andare al cinema diventa consolante scrivere. Non ho usato la maiuscola perché non c’è niente di sacro in questa attività, o meglio, tutto diviene sacro quando le parole riescono per qualcuno a definire qualcosa; ma questa è soltanto la mia visione e come tale rimane profana; d’altronde non sono un sacerdote né un profeta né un filosofo. Io mi sento uno scrittore: mi piace raccontare storie, per primo a me stesso. Sono un bugiardo quindi. E per questo ti ritrovi spesso a confondere le parti delle storie che stai raccontando con quello che hai realmente vissuto o con quello che avresti voluto vivere o che speri dover vivere. Vivere! Prerogativa essenziale per uno scrittore. Ma dove? Nella propria testa dico io. Scusa? E di conseguenza quelle degli altri diventano materiale utile. Scusa? Così come le prorpie sensazioni diventano ben presto il materiale più attendibile da analizzare, sezionare: in altre parole raccontare, in altre parole sputtanarsi. Quando sei geloso, quando sei innamorato, stanco, arrabbiato, ubriaco, felice, depresso, esausto, annoiato: sei in ascolto, sei in contiuna asfissiante analisi delle sensazioni dell’uomo che ti è toccato. Lo spirito è altrove e le mele delle esperidi le può cogliere chiunque. Spiegati meglio, per favore. Inquadri tutt’attorno, e mai realmente, e vedi, senti, arrotolando la lingua in bocca sei sicuro che colui di cui stai scrivendo la storia sia già esistito o non tarderà molto a farlo. A tratti respiri profondamente, in altri trattieni tutta la tua tensione nelle spalle e scrivi. Ecco! Un’altra prerogativa degli scrittori è essere, o prima o poi diventare, persone estremamente rigide sulle spalle: l’inizio della protesi che alla mente permette di solito di pronunciarsi. Il gomito del tennista, il deltoide dello scrittore! Mah, chi ti capisce è bravo! Ti ritrovi sempre più spesso in luoghi dove sei sempre stato a cogliere scorci mai visti, a lasciarti trasportare dalle sensazioni congelate negli interstizi di una stanza (“trasparenti ai più” ti dici); ti ritrovi a piangere per gli uomini! Oh gli uomini! Ci risiamo. Ti senti un uomo in mezzo agli uomini; che non capiscono. A mano a mano che diventi sempre più scrittore capisci alcune delle frasi che il mondo ti ha tramandato: frasi di altri uomini di cui abbracci a fondo l’essere stato e ti sembra di capire cosa voglia dire, ieri, oggi e per sempre, essere uomini. Piangi mentre scrivi, bevi mentre scrivi, mangi mentre scrivi. Sinceramente non mi è ancora capitato di fare l’amore scrivendo. Menomale! Hai una fervidissima immaginazione, uno spirito spesso macabro di cui ti vanti solo con te stesso, un’intelligenza anche emotiva, sai sommare le pere con le mele, riconosci un essere affine e ne sei sicuro da come muove gli occhi o si accende una sigaretta, ti innamori di rado ma quando lo fai sei l’essere più opprimente della terra, ami le sfide romantiche, sei un Don Quiscotte sempre e ovunque, e per consolare te e rassicurare gli altri dici: sono uno scrittore. Sei sempre prolisso, costruisci dei mondi attorno ad inezie, i particolari diventano le fondamenta delle osservazioni sulla vita, e le osservazioni sulla vita le uniche cose per qui vale la pena vivere; gli altri si stancano di ascoltarti mentre autoironizzi sulla tua infanzia di piccolo borgese di provincia raccontando aneddoti che non sai più se sono accaduti, e a te non rimane altro che scrivere e a forza di scrivere ti rendi conto che devi farlo da solo, e che anche leggere è un’attività abbastanza solitaria. Diventi un uomo solitario: buono, assassino, malinconico, con un pò di pancia poiché ti piace bere. Ah il bere! Come potresti più evitare questo diabolico connubio. E visti alcuni dei tuoi predecessori potresti fare anche tu una brutta fine ma per consolare te e rassicurare gli altri dici: scrivere è qualcosa di eccezionale!

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